Cosa è successo innanzitutto? Siete falliti? Scappati?
Niente di tutto questo. Abbiamo semplicemente domandato alla Provincia di Novara di proseguire il servizio per l’anno 2010 ricevendo compensi in base alla normativa europea, precisamente il REG CEE 1370/2007. Rifiutatasi di corrisponderci la differenza piena fra costi e ricavi, abbiamo constatato che non esistevano più le condizioni per proseguire.
Ma era però da tempo che questa situazione durava. Già a gennaio dell’anno scorso c’erano stati problemi e ancora a maggio/giugno sulla stampa era filtrato qualcosa…
Sì. Nel 2008 era stato sottoscritto a Torino un verbale – in presenza dei dirigenti provinciali e regionali nonché della componente politica provinciale – in cui gli Enti riconoscevano che la Fontaneto svolgeva servizi gravosi, in aree con un rapporto popolazione/territorio inferiore alle medie provinciali e regionali: ciò che conduceva necessariamente a rivedere il criterio del finanziamento del servizio.
La società da sempre contesta l’entità dei finanziamenti, sostenendo che sono insufficienti. Cosa vuol dire?
Il finanziamento del Trasporto Pubblico Locale (TPL) è disciplinato rigidamente da sempre dall’Unione Europea. In precedenza dal REG CEE 1191/69 e dal 3 dicembre 2009 dal REG CEE 1370/2007. Sono due gli elementi essenziali di queste normative: in primo luogo, le Autorità sono vincolate a seguire delle procedure rigide per individuare i servizi da ammettere a finanziamento pubblico. In secondo luogo, una volta individuati, i servizi sono finanziati secondo regole tassative ed inderogabili.
Ora, queste regole sono state completamente ignorate e messe da parte dalla Provincia di Novara la quale, in accordo con la Regione Piemonte, ha continuato a versare gli importi stabiliti in una legge italiana del 1981 abrogata definitivamente nel 1997.
Siete solo voi a dire che le risorse sono insufficienti…
No, c’era già stata una sentenza del Consiglio di Stato (sezione V 29 agosto 2006 n. 5043) la prima in Italia peraltro e che aveva visto la Fontaneto parte in causa. Già lì i giudici avevano stabilito che non si dovesse più considerare la legge italiana ma solo la normativa europea coprendo interamente i costi del servizio.
Oltre a quello, anche la Commissione Europea si era formalmente espressa dicendo che le Autorità Italiane dovevano applicare integralmente il regime europeo di pagamenti.
Infine, l’Antitrust italiano aveva indirizzato alla Provincia di Novara e alla Regione Piemonte un parere in cui ribadiva come l’individuazione dei servizi da finanziare dovesse avvenire in base ai criteri della normativa europea. Di certo, quindi, non possono dire che nessuno li avesse mai avvisati per tempo…
Ma se sapevate di questa situazione, perché siete andati avanti? In fondo, come dice la Provincia, era un contratto: potevate anche rifiutarvi di firmare…
Proprio qui è il punto. La Provincia di Novara ha gestito il rapporto esattamente come facevano gli operatori turistici trent’anni fa: io ti garantisco lavoro per tutto l’anno perciò stabilisco io il prezzo al quale tu devi vendermi le tue camere, se ti va è così, altrimenti mi rivolgo ad un tuo concorrente…
Purtroppo, o per fortuna dipende a dai punti vista, la materia è regolata interamente dall’Unione Europea la quale stabilisce norme tassative per impedire che risorse pubbliche, cioè dei contribuenti, vengano utilizzate per distorcere la concorrenza. Come detto, sono rigide le norme che stabiliscono come si individuano i servizi da finanziare nonché quelle che disciplinano i finanziamenti. Provincia e imprese non possono sedersi ad un tavolo e stabilire cose diverse.
L’unica alternativa sarebbe stata una gara equa che però in dieci anni non è mai stata fatta. Noi abbiamo cercato di mantenere aperto un dialogo, poi, resici conto di essere stati presi in giro, abbiamo proceduto per via giudiziaria.
A questo riguardo, voi avete detto che i vostri colleghi introitano molti più soldi di voi grazie ai servizi che svolgono per Trenitalia. In concreto cosa significa?
L’Europa stabilisce una regola molto semplice. In una relazione di traffico o si finanzia il treno o si finanzia il bus: tutto e il suo contrario, all’italiana, è impossibile. Ora, da dieci anni a questa parte, sono stati mantenuti invariati tutti i servizi del precedente sistema della legge 151/81 collassato perché non si poteva coprire capillarmente l’intero territorio (nazionale, regionale e locale) ripianando i deficit a piè di lista.
Le regole comunitarie sono state disattese perché avrebbero scardinato un sistema collaudato: molti comuni avrebbero visti ridotti servizi di trasporto, le case costruttrici non avrebbero più potuto produrre e farsi indirettamente coprire i costi di produzione degli autobus mediante i contributi in conto investimenti, e così via. Assumere la concorrenza quale bussola di orientamento e circoscrivere l’intervento pubblico a pochi casi indispensabili avrebbe letteralmente rovesciato il sistema.
Così, all’interno di diverse relazioni di traffico, sono state mantenute concessioni di servizi su gomma con diritto di esclusiva – quindi con un solo vettore che poteva operare senza concorrenti – che ha permesso ad alcune imprese di interloquire direttamente con Trenitalia – monopolista del servizio ferroviario – lucrando, da questa corrispettivi per effettuare servizi sostitutivi di corse ferroviarie, e dalla Provincia il trasferimento storico medio di circa euro/km 1,00. Svolgendo entrambi i servizi con un solo bus ed un solo autista, mentre noi ricevevamo euro/km 1,00 altri ne incameravano da 2,00 a 3,00.
E adesso…?
Adesso si tratterà di proseguire sul piano giudiziario la battaglia intrapresa, cercando di portare a conoscenza dell’opinione pubblica questa scandalo del TPL che ha bruciato, fra servizi e contribuzioni inutili, miliardi di euro pari quasi ad una piccola “manovra finanziaria”.
Siamo ovviamente dispiaciuti per i dipendenti e le loro famiglie, ma andare avanti in un quadro così “sudamericano” sarebbe stato irresponsabile e non si poteva chiedere loro di affrontare sacrifici ulteriori a quelli fatti.
Sul punto sia consentito dire che è in potere della Provincia imporre, quale obbligo di servizio a coloro che proseguono il trasporto, di assumere tutto o in parte il nostro personale: chiaro che questa sarebbe una soluzione auspicabile per i dipendenti, un po’ meno per gli altri vettori se dicessero che non possono farsi carico di costi simili a quei prezzi (in ciò confermando quindi l’onerosità che da sempre noi indichiamo) e meno ancora per la Provincia se trovasse risorse aggiuntive per i nostri concorrenti o riorganizzasse il servizio in loro favore: a quel punto qualcuno dovrebbe spiegarci perché non fosse stato possibile farlo quando lo domandava la Fontaneto anni fa, e lo possa diventare adesso… avendo la certezza che questa “ rompiballe” di società sia fuori dai giochi.